Storicamente. Laboratorio di storia
Immanuel Wallerstein

Docente alla Columbia University negli anni ’60, dal 1971 professore di sociologia alla McGill University, Wallerstein è diventato nel 1999 direttore del Fernand Braudel Center for the Study of Economies, Historical Systems, and Civilisations presso la Birmingham University.
Autore di studi sull’Africa (The politics of indipendence, 1961), Wallerstein si è a lungo soffermato sulla decolonizzazione, prima di segnalarsi come storico del capitalismo e come teorico dei “movimenti anti-sistema”.
La sua opera principale, The modern world-system, uscita fra il 1974 e 1989, è Fondata sulle categorie marxiste della lotta di classe, sugli studi di Braudel sull’economia moderna e sulla teoria dello scambio ineguale formulata da Frank per i rapporti commerciali tra paesi sviluppati e Terzo Mondo. In Italia è stata tradotta dal Mulino (Il sistema mondiale dell’economia moderna, 1978-1995).
Wallerstein individua nel XVI secolo le origini del sistema economico moderno, di matrice europea, che con l’imperialismo ha imposto le sue regole e gerarchie in tutto il mondo. All’interno del sistema-mondo Wallerstein enuclea i centri (rappresentati da pochi Stati), le periferie (gli Stati meno sviluppati sul piano tecnologico e industriale) e le regioni semi-periferiche.
Tra questi attori esiste una fondamentale divisione del lavoro: le periferie sono chiamate a rifornire di materie prime e beni agricoli i centri, che si caratterizzano per lo sviluppo tecnologico e produttivo. Mentre acquistano i loro beni a prezzi bassi, i centri impongono alle periferie di acquistare ad alto prezzo i beni ‘superiori’ da essi stessi prodotti. Quando uno Stato periferico inizia il proprio processo di avvicinamento agli standard dei centri, esso va a costituire una semiperiferia: è il caso, tra gli altri paesi, della Cina.