Storicamente. Laboratorio di storia

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Olaf Möller, Oltre il muro. Il cinema tedesco contemporaneo

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Oltre il muro, uscito in occasione di una retrospettiva dedicata al cinema tedesco contemporaneo dalla Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro nel 2008, non poteva evitare di affrontare fin dal titolo lo strettissimo rapporto fra cinema e storia in Germania. Sebbene i suoi aa. dimostrino spesso di avere un’opinione critica del modo in cui tale binomio è trattato nella maggior parte dei film che durante l’ultimo decennio hanno contribuito al crescente successo internazionale della produzione di questo paese, il nodo cinema/storia vi riveste un ruolo centrale e sembra avere radici troppo profonde per non conquistare in ogni caso il centro del discorso. La motivazione di ciò non risiede tanto nei costanti riferimenti a temi storici presenti in queste pellicole, quanto, come ci dimostrano i saggi raccolti da Möller e Spagnoletti, in alcune caratteristiche essenziali della cultura popolare tedesca e, in particolare, della sua immagine all’estero.

Non è un caso, infatti, che il primo capitolo del volume sia affidato a Paolo Soldini, corrispondente di politica estera per l’«Unità»,«Limes» e «IlRiformista». Il clima culturale della Wende(svolta) seguita alla riunificazione, l’atmosfera politica sotto le amministrazioni Kohl-Schroeder-Merkel e le trasformazioni sociali sono quindi il riferimento essenziale a partire dal quale Oltre il muro conduce la propria disamina dei film tedeschi degli ultimi anni – ad un livello più commerciale, pellicole di esplicito argomento storico come Good Bye Lenin!, La caduta, Le vite degli altri, La banda Baader-Meinhof,ma anche riferibili altri generi, come Lola corre, La sposa turca e Profumo (discusse nei contributi di Uwe Mies, Ulrich Kriest, Matteo Galli o Kieron Corless); ad un livello più cinefilo, i lavori della cosiddetta Berliner Schule, di registi underground o di documentaristi ancora poco sconosciuti all’estero (cfr. i capitoli di Cristina Nord, Olaf Möller, Giovannella Rendi, Barbara Wurm).

Da una parte, gli aa. del volume sottolineano come la maggior parte dei titoli che hanno incontrato il favore del pubblico internazionale abbiano ricalcato in gran parte un’idea preconfezionata della Germania, abilmente sfruttata da produttori e registi per attirare attraverso tematiche già collaudate l’attenzione sempre più scarsa degli spettatori. Dall’altra parte, non viene trascurata la possibilità di interpretare questi stereotipi come il risultato delle profonde contraddizioni dell’“identità nazionale” di un paese segnato da eventi storici di portata epocale – dal nazismo al terrorismo, dalla caduta del Muro ai fenomeni migratori – che hanno avuto effetti duraturi su tutta l’Europa. Fra i saggi più utili di questa raccolta troviamo quindi, da un lato, le riflessioni sulla sinergia spesso pericolosa fra storia e immaginario pop nei blockbuster tedeschi (i saggi di Uwe Mies sulle caratteristiche dell’attuale mainstream cinematografico tedesco, di Ulrich Kriest sul mito della banda Baader-Meinhof e dei suoi epigoni, di Dietrich Khulbrot sull’immagine sempre più cool dei nazisti nei film tedeschi recenti), dall’altro, le interessanti analisi della ricezione del cinema tedesco contemporaneo in Italia, Francia e Regno Unito  (proposte rispettivamente da Matteo Galli, Elisabeth Lequeret e Kieron Corless). Nel volume, inoltre, c’è spazio anche per l’importante sforzo di una serie di critici e studiosi di portare a conoscenza del lettore italiano un ampio catalogo di autori e pellicole mai distribuiti nel nostro paese, ma spesso capaci di presentare un quadro più complesso della situazione storico-culturale della Germania contemporanea.

Sia per le sue analisi critiche di fenomeni della cultura popolare tedesca che per l’esplorazione di ciò che viene trascurato dalla grande distribuzione internazionale, Oltre il muro è perciò un libro prezioso, valorizzato da un approccio interdisciplinare che lascia spazio alla riflessione storica, alla critica cinematografica e ad approfondimenti più specialistici. Se si dovesse muovere un appunto al libro, si potrebbe forse lamentare proprio la parziale scarsità di analisi testuali dettagliate o di studi dei meccanismi di produzione cinematografica condotti con metodologie più rigorose. Questa lacuna è probabilmente dovuta al fatto che solo una minoranza degli aa. lavorano in un contesto di studi cinematografici accademici: fra i contributi più interessanti troviamo non a caso il ricco saggio di Barton Byg, professore di cinema del Massachusetts, dedicato al sistema produttivo della DDR e della Germania dell’Est dopo la riunificazione, laddove in altri capitoli la discussione delle pellicole citate avviene spesso attraverso giudizi critici alquanto tranchant e non sempre sostenuti da strumenti analitici adeguati.

Nel complesso, in ogni caso, la quantità di informazioni e il quadro complessivo forniti dal volume rendono Oltre il muro uno strumento utilissimo per accostarsi ad una delle cinematografie più vivaci del vecchio continente, un’Europa anche da questo punto di vista in evidente difficoltà a causa della fortissima concorrenza americana ed asiatica. Questa situazione potrebbe spiegare fra l’altro perché l’enorme importanza rivestita dalla Germania nella storia del ’900 rappresenti una risorsa spettacolare “irresistibile” per il pubblico e i produttori europei: le riletture storiche in chiave pop proposte di recente da molti film tedeschidi successo costituiscono già di per sé una “risposta” (sintomaticamente significativa) alla crisi di identità che ha investito l’Europa intera nell’epoca della globalizzazione.