Storicamente. Laboratorio di storia
funzione "sacerdotale"

In quanto sono parte integrante della nostra vita quotidiana, i media si sentono investiti di una responsabilità a rassicurare il pubblico quando le routine istituzionali sono interrotte o minacciate, come è avvenuto nel caso dell'11 settembre.

Dan Rather, uno degli "eroi giornalistici" del Watergate, ora conduttore del notiziario della CBS, in un'apparizione nel programma umoristico Late Show with David Letterman il 17 settembre, affermò: «George Bush is the president, he makes the decisions and, you know, as just one American, he wants me to line up, just tell me where» (citato in K. Jamieson, P. Waldman, The press effect: Politicians, journalists, and the stories that shape the political world . Oxford, New York: Oxford University Press, 2003, 138). Nella stessa trasmissione, Rather scoppiò in lacrime nel recitare l'inno «America the Beautiful», uno degli emblemi della sfera della «motherhood and apple pie» di cui parla Hallin. Se uno dei decani del giornalismo statunitense afferma chiaramente che la distinzione tra cittadino e giornalista non ha senso quando la sua nazione è sotto attacco, difficilmente si può pensare che i media in generale assumano una posizione diversa.