Storicamente. Laboratorio di storia

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Alessio Fiore, Signori e sudditi. Strutture e pratiche del potere signorile in area umbro-marchigiana (secoli XI-XII), Spoleto, CISAM, 2010, X-467 pp.

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Lo studio è frutto della rielaborazione della tesi di dottorato di ricerca che l’A. ha conseguito presso l’Università di Pisa nel 2004. La ricerca ricostruisce le strutture e le pratiche del potere signorile rurale in area umbro-marchigiana tra XI e XIV secolo. Nel mostrare le caratteristiche unitarie del fenomeno signorile, il percorso dell’A. si articola nell’analisi delle pratiche sociali e delle tipologie documentarie comuni alla maggior parte dei soggetti politici, del rapporto spesso concorde intrattenuto con le città e con il potere centrale, e dell’uso di una ben definita serie di modelli relativi all’elaborazione dei rapporti con i sudditi. L’individuazione di questo preciso arco cronologico è obbligata: è proprio questo infatti il periodo in cui il modello sociale e politico della signoria territoriale emerge dopo una fase di preparazione e si consolida, per poi avviarsi a una crisi pressoché definitiva. L’area presa in esame corrisponde grossomodo alle odierne regioni di Umbria e Marche – eccezion fatta per le Marche settentrionali, il territorio di Urbino e il settore meridionale dell’Umbria –, territori allora inquadrati, anche se con modificazioni e oscillazioni nel tempo, nelle strutture politiche del ducato di Spoleto e della marca adriatica (variamente denominata: di Fermo, di Camerino, di Ancona), entrambe strettamente legate per tutto il periodo considerato. La scelta dell’A. è stata dettata dalla ricerca dell’omogeneità nei processi politici, della coerenza interna mediata dagli stessi modelli culturali e sociali e da un’alta interconnessione e circolazione dei medesimi modelli istituzionali, un insieme che permettesse di caratterizzare e delimitare uno spazio regionale coerente. L’approccio tentato dall’A., e a una prima analisi indubbiamente riuscito, è quello di rivolgersi a un fenomeno molto complesso come la signoria rurale, articolando le linee di ricerca secondo una pluralità di punti di vista. Indice alla mano, ci si rende immediatamente conto della validità del tentativo: la divisione dell’opera in tre parti – il quadro generale; la signoria vista dall’esterno; la signoria vista dall’interno – rende intuitivo il dipanarsi della trattazione. La prima parte raccoglie un censimento delle fonti utilizzate, accompagnato da un succinto compendio di storia istituzionale dei quadri politici del ducato spoletino e della marca adriatica, dal secolo X alla fine del regno svevo e alla loro incorporazione nei domini pontifici. La seconda parte, suddivisa in tre capitoli, si sviluppa dapprima in un’analisi dall’esterno del potere signorile, volta alla definizione di ciascuna delle categorie in cui si possono suddividere i signori – l’aristocrazia laica, le signorie ecclesiastiche, il potere centrale rappresentato dall’Impero prima e successivamente dal Papato –; nel secondo capitolo poi, l’A. indaga la configurazione dei domini signorili, andando a osservare il mutevole sistema di organizzazione dei rapporti di gruppi o singoli, animati da propri disegni, valori, prospettive e progettualità e le forme e i modi con cui le singole signorie strutturavano sia le proprie relazioni reciproche, sia quelle con gli altri grandi attori politici attivi sul territorio. Ricostruire una particolare forma di relazione, cioè quella del conflitto, è infine l’oggetto del terzo capitolo di questa sezione. Esaurita la lettura dall’esterno del fenomeno, l’attenzione si posta sulle dinamiche interne ai singoli dominati signorili; vengono analizzate cioè le singole componenti in cui si articolava concretamente il potere: il rapporto con le comunità locali e la gestione dei rapporti di dipendenza, l’esercizio dei poteri giudiziari, la protezione militare, l’accaparramento e la gestione del surplus di risorse, il possesso e il patronato degli enti religiosi, concludendo infine con una riflessione sul valore simbolico delle pratiche sociali e sulle strategie di legittimazione del potere agli occhi dei sudditi. Alla fine della ricerca, l’A. può dunque cogliere il filo della vicenda signorile, «tipica forma di controllo del territorio rurale nella prima metà dell’XI secolo», «strettamente legata al graduale collasso delle tradizionali forme pubbliche e regie». La signoria «fu dunque il risultato di un globale riassetto della società su basi locali», che rese la persona del signore «il fulcro indiscusso e indiscutibile dei processi sociali ed economici interni alla comunità». Già però agli inizi del secolo XII gli equilibri su cui si fondava la stabilità del sistema signorile si modificarono progressivamente. Il crescente sviluppo delle istituzioni comunali urbane acuì il senso di insicurezza generatosi fra i signori, procurando loro infine, una crisi identitaria che li trasformò fortemente a fronte della conservazione del potere. L’A. può quindi concludere riconoscendo che «all’inizio del XIV secolo la signoria territoriale era ormai un modello politico e sociale tutto sommato marginale nelle campagne umbro-marchigiane.»