Storicamente. Laboratorio di storia

Biblioteca

Alain Hugon, “Philippe IV. Le siècle de Vélasquez”

PDF

Alain Hugon, “Philippe IV. Le siècle de Vélasquez”, Paris, Payot, «Biographie», 2014, 495 pp.

La figura del re di Spagna Filippo IV (1605-1665), nonostante il lungo regno, è rimasta sino ad ora poco conosciuta, offuscata in buona parte dal suo più celebre valido, il duca-conte Olivares, e lasciata sullo sfondo rispetto all’interesse suscitato dai maggiori artisti del Secolo d’Oro, in particolare da Diego Velazquez. In effetti, il celebre pittore sivigliano, nato nel 1599, legò la maggior parte della sua attività artistica alla corte del sovrano spagnolo. Giunto a Madrid nel 1623, due anni dopo l’inizio del regno di Filippo IV, Velazquez rimase al servizio del re di Spagna sino alla morte (1660). La sua produzione artistica si intreccia pertanto indissolubilmente con le tappe della vita privata e pubblica del sovrano: i momenti salienti della politica militare, la vita di corte, i personaggi di spicco, i membri della famiglia reale, il passare del tempo sul volto del sovrano (registrato in ben quattordici ritratti) furono tutti immortalati dal pittore di Siviglia.

È questa la riflessione da cui muove la ricostruzione di Hugon che si propone di colmare questa lacuna storiografica ripercorrendo le vicende della vita e del regno di Filippo IV attraverso le sue ben più celebri rappresentazioni pittoriche. Così la biografia del sovrano spagnolo, gli elementi privati e pubblici, la situazione economico-sociale della Spagna, il sentimento religioso, sono introdotti di volta in volta attraverso un quadro di Velazquez. Tale approccio permette allo storico di affrontare il genere biografico, inteso in senso ampio, attraverso la prospettiva iconografica. Perché i quadri di Velazquez sono tanto delle opere d’arte, quanto il prodotto del secolo e della società in cui videro la luce, il risultato della sensibilità di un artista vissuto per quasi quarant’anni a stretto contatto con il proprio mecenate.

Così, ad esempio, il celebre quadro Las meninas, introduce à rebours, la vita di corte e il cerimoniale spagnolo a cui fa da contraltare la Venere allo specchio che conduce invece il lettore nella vita privata di Filippo IV, re tanto devoto e cultore delle belle lettere, quanto, allo stesso tempo, sensuale. Ancora, i numerosi ritratti delle consorti o dei figli eseguiti da Velazquez consentono di avvicinare la famiglia reale, i rapporti familiari e le politiche matrimoniali. Il ritratto equestre di Olivares illustra il capitolo dedicato al celebre primo ministro, favorito o valido, di Filippo IV e al suo ruolo centrale, per vent’anni, nella conduzione del governo. A una prima fase di successi militari (1623-1643), rappresentata dalla Resa di Breda, segue il periodo delle disfatte: da una parte le rivolte degli anni Quaranta che hanno per teatro di guerra i diversi centri dell’Impero (il Portogallo, la Catalogna, la Sicilia, Napoli); dall’altro il protrarsi dello scontro con la Francia, sino alla sua conclusione del trattato di pace con il nipote Luigi XIV, nel 1659 e l’incontro cruciale l’anno successivo sull’Isola dei Fagiani, orchestrato proprio da Velazquez, che suggellerà la nuova intesa attraverso le nozze del re di Francia con l’infanta Maria Teresa.

Le tele di Velazquez fungono dunque da vettori che dirigono la narrazione e la trattazione. Altre fonti, ovviamente, vengono in aiuto per dipingere il ritratto ampio di un re e del suo regno. Particolarmente interessante al fine di conoscere gli aspetti più intimi di Filippo IV, quelli legati al suo rapporto con la fede e alla propria missione di sovrano, risulta essere la corrispondenza che egli intrattenne per quasi venticinque anni con la mistica Maria di Ágreda. Da questo lungo scambio epistolare emerge la costante preoccupazione di Filippo IV per la propria Salvezza e per quella dei propri sudditi, come peraltro ben illustra il Cristo in croce di Velazquez. Ciò che si delinea attraverso lo studio di Hugon è, dunque, un quadro in cui prevalgono le sfumature di giudizio rispetto all’eredità storiografica anglosassone risalente al XIX secolo, e più volte ripresa in seguito, secondo la quale Filippo IV fu un sovrano schivo, poco incline ad assumere il compito di governare un impero così vasto e pertanto ritenuto il principale responsabile del declino spagnolo. Senza la pretesa di eccedere in un’interpretazione opposta, il libro restituisce nondimeno l’immagine di un sovrano capace di trasmettere intatto al figlio, con l’eccezione della perdita del Portogallo, il vasto impero spagnolo, di decidere sempre personalmente, anche nel periodo di Olivares, gli orientamenti della monarchia, di comprendere le implicazioni politiche del cerimoniale di corte, che ampliò ed esaltò sino a farne un modello per le altre corti europee, di cogliere l’importanza delle istituzioni preposte alla salvaguardia del cattolicesimo tridentino, come l’Inquisizione, per il funzionamento e la conservazione della società. Se, nel corso del tempo, la prima metà del Seicento si è imposta alla coscienza come il “secolo di Velazquez”, non bisogna tuttavia dimenticare che proprio Filippo IV e la sua corte svolsero un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’espressione artistica al suo grado più elevato.