Storicamente. Laboratorio di storia

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Carla Ravazzolo (a cura di), Incerti auctoris Liber de morte Alexandri Magni,Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2012, 112 pp.

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Con piglio narrativo all'altezza dell'ignoto autore del Liber de morte, C.R. introduce il lettore sulla scena di uno degli eventi che più segnarono le epoche nella storia del mondo greco: la morte di Alessandro a Babilonia nel 323 a.C. Delle versioni attestate circolanti in antico sulla fine del sovrano macedone – decesso per cause naturali ovvero in seguito ad un complotto – il Liber de morte restituisce il racconto dettagliato e inquietante della morte del re per avvelenamento. Il testamento di Alessandro con il quale il Liber si chiude inaugura la serie delle ultime volontà dei sovrani ellenistici citate nelle fonti letterarie ed epigrafiche e trova un parallelo nei testamenti di personaggi famosi riportati per esteso dalle fonti antiche (ad esempio quelli dei filosofi in Diogene Laerzio).

Redatto in latino tra il IV e il V secolo d.C., e trasmesso, insieme ad altri scritti relativi al Macedone, da un codice del X secolo bruciato nella Biblioteca pubblica di Metz nel 1944, il Liber è considerato da C.R., sulla scorta dell'orientamento generale della critica moderna, un componimento autonomo rispetto all'Epitoma rerum gestarum Alexandri Magni in calce alla quale fu per la prima volta pubblicato nel 1900 da O. Wagner.

In base ad alcune osservazioni testuali e al confronto con il Romanzo di Alessandro dello Pseudo-Callistene, C.R. propone di individuare una giustapposizione, all'interno del Liber, tra due scritti indipendenti: il Liber de morte vero e proprio, che riporta il racconto degli ultimi giorni di vita di Alessandro, e un Testamentum, ovvero il testo con le ultime volontà del sovrano, lette, poco dopo la morte del re, al cospetto dell'esercito (stando al Liber de morte, al contrario, il testamento sarebbe stato sigillato dal sovrano, allegato ad una epistola ufficiale per i Rodî, curatori testamentari del re, e inviato immediatamente a destinazione). Il Testamentum, una delle versioni in circolazione in antico delle ultime volontà di Alessandro, sarebbe stato associato al Liber, con eventuali opportune modifiche di contenuto, in qualche momento della lunga tradizione dell'originale greco dal quale proviene la redazione/traduzione latina attestata dal codice di Metz.

Seguendo la lezione fissata da P.H. Thomas nell'edizione complessiva dell'Epitoma del 1960 (Teubner), C.R. conduce la prima traduzione italiana completa dell'opera corredandola con un ampio commento ai singoli paragrafi che sono numerati sia seguendo l'ordine di Thomas (87-113 Liber; 114-123 Testamentum), sia secondo l'ordine risultante dalla nuova ripartizione dei testi argomentata dall'autrice (1-27 Liber; 114-123 Testamentum).

La distinzione tra le due parti, oltre a rendere cronologicamente indipendente la genesi dei due testi, permette a C.R. di giustificarne le lievi incongruenze. Il complotto ordito da Antipatro e attuato attraverso la complicità dei figli Cassandro e Iolla, coppiere del re, e la compiacenza di molti membri della corte; il ruolo svolto nell'economia degli eventi dai Rodî, la cui preminenza mal si concilia con gli anni immediatamente successivi al 323 a.C.; la caratterizzazione del fidatissimo Tolemeo, al quale il re affida il proprio corpo per la sepoltura in Egitto e sussurra all'orecchio alcune parole segrete, depongono per C.R. a favore di una redazione dell'originale greco in ambito tolemaico sul finire del IV secolo a.C. ― come già proposto da Bosworth [2000], che la studiosa cita, e da Meeus [2009] ―, senza escludere l'inizio del III sulla base della luce positiva che circonda la figura di Lisimaco, il quale, poco dopo il 301 a.C., sposò Arsinoe II figlia di Tolemeo. Poiché il paragrafo 27 (113) parrebbe avere qualche risonanza in Efippo, contemporaneo di Alessandro e autore di uno scritto Sulla morte di Alessandro e di Efestione dai pochi frammenti superstiti, C.R. ipotizza cautamente che egli possa essere una delle fonti dell'originale greco da cui il Liber proviene.

Riferimenti bibliografici

Bosworth B. 2000, Ptolemy and the Will of Alexander, in Bosworth A.B., Baynham E.J. (eds.), Alexander the Great in Fact and Fiction, Oxford: Oxford University Press, 2000, 207-241.

Meeus A. 2009, Alexander's Images in the Age of the Successors, in Heckel W., Tritle L.A. (eds.), Alexander the Great. A New History, Chichester/Malden, MA: Wiley-Blackwell, 2009, 235-250.