Storicamente. Laboratorio di storia
filosofia politica

Il tentativo di comprensione di quello che la Arendt chiama «male radicale» passa anche attraverso un’indagine di tipo filosofico volta a scoprire i nessi eventuali che legano gli elementi costitutivi della filosofia politica occidentale all’inverarsi del fenomeno totalitario: il nucleo centrale di questa riflessione si basa sull’individuazione di alcune costanti politico-filosofiche che “precipitano” nel totalitarismo, dal ripensamento della relazione fra theoria e praxis, fra metafisica e politica e del concetto di degradazione della politica operata dalla filosofia, che, fin dall’antichità, ha relegato il politico e la dimensione plurale che ad esso attiene ad un ruolo secondario, misconoscendo il carattere contingente e mutevole della praxis per sussumerlo sotto categorie immutabili ed eterne che hanno per oggetto l’Uomo – quell’Uomo al singolare che costituirà l’utopia dei regimi totalitari.
Il passato viene chiamato in causa nella misura in cui il pensiero filosofico e politico si è dimostrato incapace di far fronte alla novità e alla mostruosità di un evento «i cui atti hanno letteralmente polverizzato le categorie del nostro pensiero politico e i nostri criteri di giudizio morale» [15], ma soprattutto perché il totalitarismo si pone come un momento di rottura della tradizione che ha reso possibile, per la prima volta nella storia, l’inverarsi di un’idea, la sua attuazione in forma di prassi. La Arendt pertanto ripercorre il cammino della filosofia politica sin dalle sue origini,

naturalmente, – precisa – non nel senso che Hitler abbia qualcosa a che fare con Platone […]. Direi, piuttosto, nel senso che questa filosofia occidentale non ha mai avuto un concetto puro del politico e non poteva averne uno, perché essa ha necessariamente parlato dell’uomo e ha trattato del dato di fatto della pluralità soltanto incidentalmente [16].

 

[15] H. Arendt, Comprensione e politica (le difficoltà del comprendere), «Partisan Review», XX/4, 1954, in Archivio Arendt 2. !950-1954, cit., p. 82.

[16] Hannah Arendt a Karl Jaspers, 4 marzo 1951, in Hannah Arendt, Karl Jaspers. Carteggio 1926-1969, cit., pp. 104-105. Per una maggiore comprensione delle riflessioni della Arendt in merito al rapporto tra filosofia occidentale e totalitarismo cfr. S. Forti, Vita della mente e tempo della polis, op. cit.