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“A Garibaldi Panorama”. Un simposio a Brown University e un progetto di ricerca internazionale

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Alla fine del Settecento il ‘pubblico’ avido di conoscere realtà ed eventi che non poteva vivere direttamente ebbe a disposizione uno strumento del tutto nuovo: i panorama.
Si trattava di dipinti circolari, di grandi dimensioni, che venivano installati in un edificio appositamente costruito, di forma cilindrica, con una piattaforma visiva al centro. Dopo alcune prove preliminari in Scozia, il primo tipo di panorama fu mostrato a Londra nel 1788 ed ebbe fin da subito un grosso successo commerciale.
Uno dei pochi panorama ancora oggi esistenti è il Garibaldi Panorama alto circa 1 metro e mezzo e lungo circa 83 metri, dipinto su entrambi i lati. Si dice che sia il più lungo panorama esistente al mondo. Opera di James J. Story, fu completato a Londra nel 1859. Dal 1860, e per qualche tempo, il panorama fu mostrato a migliaia di interessati spettatori in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Dopo varie vicissitudini e passaggi di proprietà, il Garibaldi Panorama è ora, da qualche anno, uno dei ‘tesori’ della Hay Library a Brown University, Rhode Island. È unanimemente giudicato il più affascinante panorama mai prodotto.

Garibaldi Panorama (fig.1).
Garibaldi Panorama (fig.1).
2. 1849: Garibaldi on his white horse defending Rome,
as Anita tends to a soldier at his side.
2. 1849: Garibaldi on his white horse defending Rome, as Anita tends to a soldier at his side.
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Il giorno 5 aprile il panorama ha cambiato provvisoriamente sede, ed è stato ospitato presso lo Ann Mary Brown Memorial, un luogo costruito giusto un secolo fa per essere biblioteca, galleria d’arte e mausoleo insieme. Qui sono conservati importanti manoscritti del periodo della Rivoluzione americana e della Guerra civile, nonché la più importante collezione americana di materiali relativi alla storia e alla iconografia di soldati e arte militare, e ancora una delle maggiori collezioni esistenti al mondo di uniformi militari e navali.
Quale, se non questo, il luogo più adatto per una mostra su un soldato (per quanto irregolare), un guerrigliero, un combattente per la libertà che nelle sue Memorie esaltò la guerra come la vera vita dell’uomo, indossò diverse uniformi, inventò persino la sua propria uniforme, la celebre camicia rossa?

Con queste stimolanti annotazioni Massimo Riva ha aperto i lavori del simposio organizzato dal Department of Italian Studies e dal Department of History di Brown University insieme alla associazione “Friends of Italian Studies at Brown”. Il pomeriggio del 5 aprile si è parlato di Garibaldi nella sala centrale dello Ann Mary Brown Memorial, mentre nella sala accanto era in mostra il Garibaldi Panorama (ma solo per una piccola parte, quella consentita dallo spazio a disposizione), e nel piccolo schermo di un televisore scorrevano le immagini di un DVD realizzato qualche anno fa dall’ultimo proprietario privato del panorama.
Preceduta dalla godevolissima esecuzione al piano di un pezzo di musica d’occasione, il Garibaldi Galop (Marie Therèse Royal De Martinez), la introduzione ai lavori del simposio è stata tenuta da David I. Kertzer, che ha anche contribuito all’allestimento della mostra grazie al prestito di alcuni preziosi pezzi della sua personale collezione sulla stampa ottocentesca.

Brown University ha celebrato Giuseppe Garibaldi offrendo tre prospettive contemporanee sulla vita di Garibaldi e sulla sua eredità culturale, elaborate da Gilles Pécout (École Normale Superieure – École Pratiques des Hautes Études, Paris), da Lucy Riall (Birbeck College, University of London) e da Silvana Patriarca (Fordham University, New York).
Gilles Pécout (Garibaldi as a Mediterranean Hero: the making of a literary and political tradition), approfondendo il concetto di “mediterraneo”, ha osservato le diverse modalità di formazione del mito ‘Garibaldi’ tra la presa di Roma nel 1848, la visuale di Vincenzo Gioberti nel Primato, la traduzione delle Memorie ad opera di Alexandre Dumas, l’uso che Crispi prima e il fascismo poi fecero di Garibaldi.
Lucy Riall (Radical and religious reactions to Garibaldi. Buenos Aires, London, Rome) ha sintetizzato i risultati della sua lunga ricerca sulla ‘invenzione’ dell’eroe Garibaldi, a pochi giorni dalla uscita del suo libro Garibaldi: Invention of a Hero (Yale University Press, 2007). Primo dei grandi uomini della modernità, Garibaldi ebbe una parte importantissima nel promuoversi come un nuovo genere di eroe politico carismatico: nel mostrare la sua vita familiare in pubblico; nel fare delle sue numerose relazioni amorose altrettanti momenti di una educazione politica radicale delle donne amate, che portavano così un contributo alla causa politica italiana.
Silvana Patriarca (Garibaldi a l’ha dosent’ agn’: Uses and Abuses of Garibaldi in Contemporary Italy) è partita da una significativa immagine utilizzata per dare il titolo alla sua relazione: la prima pagina del numero di dicembre 2006 del periodico «Alp – Vos éd l’arvira piemontéisa», attualmente pubblicato in provincia di Biella, che mostra una foto di partigiani (1944) con l’immagine di Garibaldi. L’uso del mito di Garibaldi per differenti progetti politici è stato il leit-motiv della relazione di Patriarca, con una particolare accentuazione del periodo compreso tra il 1948, l’invenzione della “Padania” e le recenti revisioni storiografiche del mito risorgimentale.

Al di là dei lavori del simposio, la rilevanza del tema Garibaldi Panorama – e del modo iniziato il 5 aprile per affrontare un vecchio problema con nuove e produttive prospettive di indagine – potrà manifestarsi in tutte le sue ricche e molteplici potenzialità con la attuazione del futuro progetto omonimo che verrà diretto da Massimo Riva. Tra alcune delle tappe del progetto, una nuova riproduzione del gigantesco panorama in forma digitalizzata (che lo renderà visibile a tutti gli interessati senza che sia necessario costruirvi intono un particolare edificio!) e una edizione del libretto che veniva letto per raccontare la storia di Garibaldi al pubblico del panorama.
Si tratta di un quadernetto manoscritto per molti versi importante, soprattutto nella prospettiva di future ricerche. Autore si presume ne fosse lo stesso James J. Story che fece il panorama [1].

Iniziato il 7 settembre 1860 e terminato – secondo le annotazioni dello stesso autore – il 26 dicembre dello stesso anno, il manoscritto si compone di 49 brevi capitoli, tanti quante sono le views del panorama: dal primo atto ‘eroico’ di Garibaldi giovanetto (il salvataggio di un amico in mare) fino ad Aspromonte, con una più accurata narrazione della presa di Roma e del 1849 [2].
L’autore dichiarava, per quanto con rapidi accenni, le sue ‘fonti’ (authorities): la vita di Garibaldi di Dumas, il «Daily Telegraph», e – semplicemente – il nome Leopold Spini.
Una prima rapidissima verifica sulla identità di questa ultima fonte ha portato a ‘scoprire’, in certo qual modo, la figura di uno dei protagonisti del periodo 1848-49 non ancora assurto, a differenza di altri, ad autonoma dignità storiografica.
In attesa che qualche giovane studioso voglia approfondirne il profilo biografico e l’opera, si può dire che Leopoldo Spini fu attivamente impegnato nel giornalismo del “biennio rivoluzionario” 1848-1849 [3]. Dal gennaio 1847 aveva iniziato la collaborazione al nuovo settimanale, poi trisettimanale, «Italico» fondato da Michelangelo Pinto, e ne divenne direttore alla fine dello stesso anno. Nel marzo 1848, chiuso l’«Italico», Spini collaborava di nuovo con Pinto al quotidiano «Epoca» e ne condivideva il programma politico [4]. Giunto a Roma Giuseppe Mazzini nel marzo del 1849, Spini fu uno dei segretari del triumvirato della Repubblica Romana.
Quanto di lui si sa [5], è dovuto in gran parte al suo rapporto personale con Aleksandr Herzen, che Spini accompagnò in alcune importanti stazioni del viaggio in Italia del rivoluzionario russo nel 1848-1849. Lo testimoniano sia le lettere di Herzen [6], sia le sue memorie [7], sia le lettere di Spini allo stesso Herzen [8].
Leopoldo Spini, di origini ravennati, fu infatti uno dei tanti ‘rivoluzionari’ ed ‘esuli’ ottocenteschi che gravitarono in qualche modo intorno alla personalità di Herzen. Dopo la caduta della Repubblica Romana fu costretto a rifugiarsi all’estero, a Ginevra, dove collaborò all’«Italia del Popolo» di Mazzini. Costretto inizialmente a lavori non intellettuali per sopravvivere, insegnò poi letteratura italiana nelle scuole secondarie. Un tentativo di rientrare in Italia dopo il 1859 lo vide arrestato, imprigionato ed infine espulso. Rientrato a Ginevra, nel 1861 ebbe l’incarico dalla Facoltà di Lettere di tenere un corso di lezioni che sarebbe stato il primo insegnamento di Letteratura italiana. Non lo tenne mai, in realtà, poiché morì nell’aprile del 1861, prima dell’inizio del corso [9]. Di quello che avrebbero potuto essere quelle lezioni è rimasta qualche traccia in alcuni documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Ginevra [10], oltre che in alcune pagine in possesso della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna (attualmente in fase di acquisizione da parte di chi scrive) [11].
Insomma, Leopoldo Spini sembra essere una delle numerose direzioni di ricerca da percorrere per comprendere, anche, come un inglese potesse ‘costruire’ il Garibaldi Panorama nel 1860.

Note

[1] Conservato presso la Hay Library di Brown University, Anne S.K. Brown – Military Collection, il manoscritto reca il titolo Panorama Lecture of the “Eroic Life and Career of Garibaldi”.

[2] A proposito del quale evento e anno è da sottolineare la presenza di Ugo Bassi.

[3] F. Della Peruta, Il giornalismo dal 1847 all’Unità, in: A. Galante Garrone, F. Della Peruta, La stampa italiana del Risorgimento, vol. II de Storia della stampa italiana, a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, II, Roma-Bari, Laterza, 1979, 247-569: 259, 267-268, 423, 428.

[4] Ibidem, 423.

[5] Recentemente, numerose informazioni in F. Guida, Michelangelo Pinto: un letterato e patriota romano tra Italia e Russia, Roma, Archivio Guido Izzi - Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1998. Accenni anche in L. Pupilli, La voce della stampa. Quotidiani e periodici nella Repubblica, in La primavera della nazione. La Repubblica Romana del 1849, a cura e con introduzione di M. Severini, Ancona, affinità elettive, 2006, 163-203.

[6] A. Herzen, Letters from France and Italy, 1847-1851, edited and translated by J. Zimmerman, Pittsburgh, Pa, University of Pittsburgh Press, 1995, 103-108.

[7] A. Herzen, The memoirs of Alexander Herzen, parts I and II, translated from the Russian by J.D. Duff, New Haven, Yale University Press, 1923, II: 693 (edizione italiana A. Herzen, Il passato e i pensieri, trad. it., I, Torino, 1996, 728).

[8] Pubblicate in Révolutionnaires et exilés du 19e siècle. Autour d'Alexandre Herzen. Documents inédits publ. par M. Vuilleumier, M. Aucouturier, S. Stelling-Michaud et M. Cadot, Genève, Droz, 1973, 67-76 (maggio-ottobre 1848).

[9] M. Vuillemier, Révolutionnaires de 1848 et exilés. Carl Vogt, Herzen et la Suisse, in Révolutionnaires et exilés du 19e siècle, cit., 2-66: 13-14.

[10] Ibidem.

[11] Léopold Spini, Résumé des Séances sur la Littérature dramatique de l'Italie, Genève, 1857-1858.