Storicamente. Laboratorio di storia
Un matrimonio contro il volere della famiglia
Ad esempio, nel 1782 Maria Petra Corsi scriveva all'Auditore Fiscale per chiedere il suo aiuto a contrarre un matrimonio contro il volere dei suoi fratelli a cui era affidata la sua tutela dopo la morte del padre. Petra raccontava all'Auditore che i suoi fratelli, insieme a sua madre, «non hanno mai voluto pensare a dare un esito alla mia persona come era lor dovere, anzi hanno sempre annullati vari partiti molto onesti pervenutomi per maritarmi, e si son dichiarati in faccia mia non volere a verun costo che io sorta di casa né allo stato religioso, né al secolo, che però gli è sortito farmi giungere all'età d'anni 32 ormai quasi disperata per poter trovare occasione di maritarsi; ad operare in tal guisa si sono indotti per non sborsare la dote lasciatami dal defonto mio padre, e per non togliere di casa una serva come fin or sono stata mentre che oltre ad essermi continuamente esercitata in ogni più vile faccenda, ho supplito a tutti i lavori necessari per la famiglia, e con gli stessi lavori ancora ho dovuto mantenermi l'intiero vestiario, non avendo dalla casa mai dopo la morte di mio padre altro percetto che inquietissimamente il vitto»1. La donna proseguiva affermando di aver trovato finalmente, nonostante l'età, una nuova occasione di matrimonio, ma, proprio a causa dell'età, doveva accontentarsi di un partito molto inferiore a lei per nascita. Chiedeva perciò il supporto del Commissario di quartiere che, permettendole di uscire dalla casa dei fratelli e di «collocarsi in una casa terza», le consentisse di concludere il matrimonio sfuggendo alle rappresaglie anche fisiche dei suoi fratelli. Petra osservava infatti che «non avendomi i miei di casa voluto accordare i partiti adeguati all'esser mio, come vorranno accordar questo mentre lo stimerebbero un lor disonore?». E proseguiva raccontando di essersi già rivolta alla curia per vedere se fosse possibile sposarsi segretamente e di aver ricevuto dal vescovado risposta negativa. Le avevano infatti fatto sapere che la sola promessa fra i contraenti non era motivo sufficiente per ottenere la dispensa dalle pubblicazioni, ma le avevano altresì fatto presente che i suoi fratelli non potevano proibirle di sposare un giovane inferiore di nascita «per esser io giunta all'età sopraddetta di anni 32» [A.S.F., Commissari di quartiere di Firenze (1777-1808), n. 32, c.n.n.].