Storicamente. Laboratorio di storia

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Vito Loré, Monasteri, principi, aristocrazie. La Trinità di Cava nei secoli XI e XII

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Il volume fa parte della collana Istituzioni e società del CISAM che, in anni recenti, ha dato spazio alla pubblicazione di ricerche di giovani medievisti. Il libro di Vito Loré rielabora compiutamente la tesi di dottorato discussa presso l’Università di Firenze nel 2002 e si basa sull’analisi della documentazione edita e inedita del cenobio benedettino di Cava dei Tirreni nei secoli centrali del Medioevo. Le carte sono state indagate non tanto per ricostruire le vicende interne al monastero, bensì soprattutto per ricavare da esse informazioni sullo sviluppo dei poteri territoriali nelle aree di pertinenza dell’abbazia, sulla qualità dei rapporti innescati dalle famiglie eminenti con la comunità religiosa, sulle loro genealogie. Si tratta di un approccio storiografico abbastanza consueto, che individua nelle fondazioni monastiche interlocutori di primo piano per l’autorità signorile, sul piano religioso, politico, sociale ed economico, e nel loro ricco patrimonio archivistico trova una fonte insostituibile per l’indagine sulle stirpi laiche.

Lo studio si articola in ordine cronologico, e ricostruisce le relazioni fra la Trinità e le aristocrazie di grande e medio livello a partire dalla fondazione in età longobarda, con la partecipazione dei principi di Salerno, fino a quelle con i sovrani e le famiglie signorili normanne. Precede la trattazione un sintetico inquadramento delle fonti disponibili per i secoli in esame; esse sono costitute da due testi narrativi, le Vitae dei primi quattro abati e le notazioni annalistiche conosciute come Annales Cavenses; e da un notevole quantitativo di documenti notarili, 1500 per il secolo XI, 3500 per il XII.

Durante la fase longobarda, in particolare sotto gli abbaziati di Alferio (1020-1050) e di Pietro (1078-1122), la Trinità dà avvio alla formazione del suo patrimonio fondiario e all’organizzazione del numero via via crescente di dipendenze secondo un sistema gerarchico avvicinabile a quello di altre grandi congregazioni monastiche medievali, quali Cluny e S. Michele della Chiusa. In questo momento i rapporti con il ceto dirigente longobardo sono significativi, ma è soprattutto con l’arrivo dei nuovi dominatori normanni che i cenobi già presenti sul territorio campano acquisiscono anche maggiore centralità nelle strategie dei conquistatori, determinati a consolidare il loro inserimento nella società locale proprio grazie al collegamento con i monasteri. In tali circostanze Cava dimostra, secondo l’a., una spiccata capacità di sfruttare a proprio vantaggio eventuali ostilità fra le aristocrazie territoriali, ampliando i propri beni e le concessioni. L’a. sottolinea inoltre la tenuta patrimoniale e disciplinare dell’ente ancora nella seconda metà del sec. XII, quando gli abati distribuiscono il loro legame con i ceti dirigenti su un territorio ancora più vasto, che dalla Campania si è ora esteso fino alla Puglia e alla Basilicata: «rinnovando sia le controparti, sia le aree di interesse, la Trinità riuscì a mantenere su un livello alto la generosità aristocratica nei suoi confronti e a integrare i grandi ambiti di espansione dell’età ducale» (p. 130). Nello stesso periodo si intensificano i rapporti del cenobio con i poteri vescovili: i vescovi concedono ai monaci chiese e cappelle allo scopo di riaffermare la loro giurisdizione sul territorio, mentre Cava cerca di farsi assegnare su queste le funzioni parrocchiali, in modo da diversificare l’offerta religiosa.

Dopo alcuni cenni sulla struttura della congregazione e sulle caratteristiche del reclutamento, l’a. conclude con una riflessione sulle peculiarità della signoria cavense: il cenobio non arriva mai a sviluppare in modo sistematico le prerogative fiscali, militari e giurisdizionali a causa dell’opposizione dei duchi, poi re, normanni; tuttavia nel sec. XII l’enorme ampliamento fondiario e la scomparsa di alcuni grandi signori concorrenti permettono anche alla Trinità di accedere talvolta ad alcune capacità signorili.

La pubblicazione è infine arricchita dalla cronotassi degli abati di Cava, dei principi di Salerno e dei duchi di Puglia, da accurate tavole genealogiche sui signori di Capaccio, Giffoni e Sanseverino, dalla bibliografia e da un ricco indice dei nomi e dei luoghi.