Storicamente. Laboratorio di storia
Comité d’action - 1968

Recita una pubblicazione coeva degli studenti francesi:

Che siano comitati fatti per l’azione e non commissioni di discussione o dei comitati per lo studio dei problemi. Per questo i comitati sono piuttosto ristretti (da 10 a 30 persone) e scelgono il loro punto d’intervento in modo preciso. Che siano dei comitati politici, che cioè non si chiudano nell’azione universitaria o corporativa, ma si propongano come obiettivo il rovesciamento del regime e l’apertura di una via rivoluzionaria di trasformazione della società [in corsivo nel testo, ndr].

Centro di documentazione universitaria (ed.), Documenti della rivolta francese, Bari, Laterza, 1969 (Ed. in lingua originale presso Seuil nel 1968), 82-83.

In una pubblicazione della Lega operai-studenti di Sampierdarena [supplemento di Potere Operaio della Lega operai-studenti di Sampierdarena dal titolo La Francia indica la strada. Ora in A. Benci e M. Lampronti, Spoon River 1968, Bolsena (VT), Massari, 2008, 95], La Francia indica la strada, proprio il comité d’action è elevato a paradigma di un sistema politico alternativo possibile in cui vi sia un effettivo coivolgimento della collettività nel bene comune. Una descrizione di questi comité d’action che illustrano non tanto il voler informare quanto (ed è la logica sottostante tutto l’opuscolo) illustrare ciò che si può “importare” dell’esperienza francese, è ripresa nella rievocazione della prima assemblea dei comitati svoltasi all’Anfiteatro Michelet a Parigi il 19 maggio 1968:

I Comitati d’Azione sono dei comitati di base nei quali l’unità è in funzione dell’azione. La loro natura è politica. La loro battaglia è politica. Essi non sono né delle commissioni di studio, né delle assemblee di discussione. Sono dei gruppi da 10 a 30 persone che si riuniscono facilmente, frequentemente per fissare le loro posizioni e concepire l’azione. I militanti che vi partecipano imparano a conoscersi e a lavorare insieme. Cosa fanno? L’assemblea di domenica ci fornisce qualche esempio: quel tale comitato di studenti di sociologia è andato a fare un meeting-discussione all’uscita della Thompson, quel tal’altro comitato di quartiere è andato a tenere un meeting improvvisato, poi ha organizzato una colletta in Place des Fetes. Un terzo Comitato si è battuto in seno all’assemblea di studenti della loro disciplina per impedire che la gerarchia professorale riprendesse in mano una fetta del movimento studentesco. Un quarto ha organizzato, due volte al giorno in varie sale di un quartiere di periferia la visione di documenti di cinema rivoluzionario. In linea generale i Comitati d’Azione tendono a rafforzare l’unione studenti-operai, organizzare ovunque – nella strada – il movimento di opposizione al regime, a battere nelle facoltà i paladini del riformismo universitario e a eliminare dalla scena coloro che vogliono sviare in un folklore apolitico la battaglia ingaggiata il 3 Maggio e così magnificamente espressa dalle barricate del 10 e dalle occupazioni di fabbriche. [Ibidem]