Storicamente. Laboratorio di storia

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Michelle Zancarini-Fournel, “«Les luttes et les rêves». Une histoire populaire de la France de 1685 à nos jours”

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Michelle Zancarini-Fournel, “«Les luttes et les rêves». Une histoire populaire de la France de 1685 à nos jours”, Paris, Èditions La Découverte, 2016, 1008 pp.

1685-2005: circa 320 anni di storia della Francia narrati da una studiosa di storia sociale contemporanea, le cui ricerche si erano rivolte fino ad ora certamente alle lotte e alle contestazioni come cifra fondamentale della storia, fosse quella delle donne e di genere, dei quartieri popolari in Europa, del ’68.

Una storia popolare, in base al concetto gramsciano di popolo come «insieme delle classi subalterne e strumentali di ogni forma di società finora esistita», e alla proposta metodologica di una «storia dal basso» di Edward P. Thompson. Una storia che, allora, non può che essere caratterizzata da lotte e da sogni, come sottolinea l’a. fin dal titolo, riprendendo il titolo del terzo libro delle Contemplations di Victor Hugo.

Un’eccellente esempio di storiografia impegnata, rigorosamente fondata su una indagine condotta prevalentemente su letteratura secondaria (né diversamente avrebbe potuto essere, dato il lungo periodo preso in esame), ma anche su ricerche d’archivio per alcuni territori tra Otto e Novecento.

Nell’impossibilità di dar conto, nello spazio di una “scheda”, di tutte le questioni affrontate nel libro, si può solo segnalarlo all’attenzione di studiosi e studenti, nell’auspicio di sollecitare anche in Italia una lettura e una discussione ben più approfondita.

Perché il 1685 come punto di partenza di una narrazione la cui ispirazione originaria deriva dalle vicende del 2005? Il filo rosso è costituito, in estrema sintesi, sia dalla storia coloniale sia dal problema religioso in Francia.

Il punto di arrivo. Nella Francia post-coloniale di fine XX-inizio XXI secolo l’anno 2005 segna un fondamentale punto di svolta. Il 23 febbraio l’Assemblea nazionale emana la legge cosiddetta Alloit-Marie (dal nome del ministro della Difesa proponente a nome del governo), che non solo riconosce la storia della ormai conclusa colonizzazione francese come positiva, ma impone anche che il ruolo positivo della presenza francese oltremare – in specifico nell’Africa settentrionale – sia riconosciuto nei programmi scolastici. Il 27 ottobre due giovani di 15 e 17 anni, Siyakha Traoré e Adel Benna, al ritorno da una partita di calcio, sono inseguiti dalla polizia e per paura si rifugiano in una cabina della rete elettrica di Clichy-sous-Bois, nella periferia parigina, dove muoiono folgorati. L’episodio provoca tre settimane di rivolte nelle banlieue francesi. Il 30 ottobre i CRS (Compagnies Républicaines de Sécurité, corpo della Police Nationale con compiti di intervento anti-sommossa nel corso delle manifestazioni) gettano lacrimogeni davanti alla porta della moschea di Clichy. All’inizio di novembre il ministero dell’Interno proclama lo stato d’emergenza, revocato solo all’inizio di gennaio del 2006.

È il passato coloniale che non passa, nonostante la guerra d’Algeria (cui l’a. dedica pagine memorabili). Ma è anche il problema della diffusa presenza mussulmana nella Francia contemporanea.

Il punto di partenza. Il 1685 era stato l’anno in cui Luigi XIV, nel mese di marzo, aveva firmato il Code Noir, cioè la raccolta di editti riguardanti gli schiavi neri d’America che dava fondamento giuridico alla schiavitù alla francese. Tutti gli schiavi erano obbligati al battesimo e all’istruzione secondo la religione cattolica apostolica romana. Chi si fosse rifiutato veniva punito come ribelle e disobbediente. Agli ebrei residenti nel territori francesi d’America veniva peraltro ordinato di andarsene, in quanto nemici dichiarati del nome cristiano. Nell’ottobre dello stesso anno 1685 Luigi XIV firmava l’editto di Fontainebleau, cioè revocava l’editto di Nantes che nel 1598 aveva posto fine a un quarantennio di guerre di religione e politiche, riconoscendo la libertà di culto ai calvinisti francesi, e quindi la biconfessionalità cattolico-calvinista. In base all’editto di Fontainebleau la religione dei francesi poteva essere una sola: quella cattolica apostolica romana.

Come è noto, in seguito all’editto del 1685 circa un quarto della popolazione francese, quella di confessione calvinista, fu costretta ad abbandonare la Francia.

Tra il 1685 e il 2005 la storia del popolo francese che l’a. ricostruisce non è certamente solo quella degli oppressi per motivi razziali e religiosi. È la storia di tutti i dominati – contadini, operai - di tutte le minoranze – con una particolare attenzione alle donne -, che sono protagonisti degli eventi e dei periodi cruciali ed epocali – la Rivoluzione, l’età napoleonica, la Restaurazione, il 1830 e il 1848, la Comune, la Belle Époque, il periodo tra la I e la II Guerra mondiale, Vichy, la Resistenza e la Liberazione, l’Algeria, il 1968, la lotta antimilitariista e antinucleare, la Francia neoliberale e postcoloniale.

Tutti periodi in cui lotte e sogni hanno fatto vivere quel popolo francese nella prospettiva che un altro mondo fosse possibile.