Storicamente. Laboratorio di storia

Biblioteca

James Chappel, “Catholic Modern”

PDF

James Chappel, “Catholic Modern. The Challenge of Totalitarianism and the Remaking of the Church”, Harvard University Press, Cambridge-London 2018, 342 pp.

Lo storico James Chappel indaga in questo volume i percorsi che avrebbero condotto, nel corso del Novecento, la Chiesa ad abbracciare la modernità. Nel rapporto tra cattolici e moderno, tema molto studiato, anche in Italia, negli ultimi decenni, l’a. privilegia l’aspetto della separazione tra fede religiosa e sfera pubblica, con la conseguente creazione di uno spazio pubblico religiosamente neutrale. La modernità secolare è dunque principalmente compresa come condizione, sancita dallo Stato, per l’esercizio della libertà religiosa.

Consapevole delle critiche avanzate, negli ultimi anni, a una lettura della modernità incentrata sulla privatizzazione della fede, smentita a partire dagli anni Ottanta da fenomeni emersi a varie latitudini e molto discussa nell’ambito del dibattito su secolarismo e post-secolarismo, Chappel precisa nell’introduzione che egli intende indagare la modernità secolare «from the perspective of Catholics themselves, asking how believers reframe their teachings, aspirations, and institutions in the gothic space of the secular modern» (p. 4). Il che non significa ricostruire le discussioni sulla modernità, quanto piuttosto aprire un focus su come i cattolici hanno costruito non una, ma molteplici storie di modernizzazione: un insieme di strategie che le comunità religiose hanno messo in campo per concettualizzare e rimodulare l’accordo col moderno, utilizzandolo a proprio vantaggio.

Se questi sono i confini che disegnano la lente con cui, nel volume, si considera il confronto con la modernità, Chappel non manca di articolare e delimitare il significato attribuito all’altro termine presente nel titolo: «Catholic». La Chiesa è infatti un oggetto di studio che può essere preso in esame da diversi punti di vista: il magistero pontificio, la teologia, l’azione della Santa Sede, gli ordini religiosi, i vescovi, il clero, i religiosi, l’associazionismo, i partiti, le organizzazioni sindacali cattoliche. Chappel sceglie di tracciare una storia intellettuale e transnazionale del laicato cattolico, a partire dalla considerazione dello straordinario ampliamento, nel Novecento, del campo d’azione dei laici, divenuti promotori, soprattutto in ambito sociale e politico, di iniziative ed esperimenti non interpretabili come conseguenze di direttive provenienti dall’alto.

La scelta di un oggetto di indagine così ampio, senz’altro suggestiva, si espone a non pochi problemi metodologici, tanto più quando, come in questo caso, l’ambizione dell’a. si estende alla ricostruzione di un arco cronologico che abbraccia mezzo secolo di storia. Chappel si trova di conseguenza costretto a restringere progressivamente il focus prima a un continente (l’Europa), poi a tre contesti nazionali (Austria, Francia, Germania), infine a quindici personalità rappresentative (in particolare il monaco bavarese Georg Moenius e il filosofo tedesco Dietrich von Hildebrand), sostenendo che l’approccio biografico conferisce coerenza alla narrazione e consente di verificare, più in dettaglio, come alcune nuove prospettive e strategie agiscono in situazioni concrete. Un’ultima restrizione riguarda le fonti: il volume, pur avendo la pretesa di offrire una interpretazione complessiva, «on the ground», dell’incontro della Chiesa con il moderno nel secolo scorso, prende in esame, essenzialmente, fonti prodotte da alcuni limitati settori del cattolicesimo, rappresentativi, per stessa ammissione dell’a., di élites ben educate ed istruite.

Liquidando in due battute la questione del modernismo teologico e della crisi modernista, vale a dire la fase più acuta del confronto plurisecolare del cristianesimo con il moderno, il cui spettro ha percorso, «onnipresente e inafferrabile», per citare Émile Poulat, tutto il Novecento, Chappel articola la ricostruzione in sei capitoli, organizzati secondo un criterio cronologico. L’argomentazione iniziale ruota intorno al superamento della secolare opposizione della Chiesa alla modernità negli anni Venti-Trenta. Chappel sostiene infatti che, posta di fronte ai totalitarismi di destra (fascismo e nazismo) e di sinistra (stalinismo), la Chiesa cattolica avrebbe abbandonato la tradizionale posizione antimoderna per trasformarsi in una istituzione antitotalitaria.

Benché il significato della categoria storiografica di totalitarismo non venga decostruito dall’a., né vengano considerate le specificità nazionali delle società e degli stati considerati, Chappel sostiene che fu proprio attraverso il confronto con i totalitarismi che la Chiesa cattolica divenne moderna. Non perché i laici cattolici presero le distanze dalla guerra, ma perché compresero la svolta decisiva impressa alla storia europea e, al suo interno, alla Chiesa dalla violenza di Stato.

Nei capitoli successivi Chappel identifica due filoni preminenti nella cultura cattolica europea del secondo dopoguerra: la strategia del «paternal Catholic modernism», concentrata sulla sfera privata e in particolare sulla famiglia, e quella del «fraternal Catholic modernism», orientata verso l’attivismo sociale e impegnata, a partire dagli anni Cinquanta, nella costruzione di un generoso welfare state attraverso l’azione dei partiti e dei sindacati cattolici.

La liberazione sessuale dei «late 1960s» (Chappel evita ogni riferimento al ’68 non riconoscendo evidentemente in esso una cesura) e i timori della legalizzazione dell’aborto avrebbero favorito un ritorno di centralità, nel magistero pontificio e più in generale nella cultura cattolica, della sfera della famiglia e della sessualità, con una rinnovata insistenza a reclamare la subordinazione degli ordinamenti degli stati alla verità proclamata dalla Chiesa. È quanto meno discutibile concludere, come fa l’a., che il ritorno alla rivendicazione del possesso della verità sul bene comune del consorzio civile non metta in discussione l’insufficienza del dialogo del cattolicesimo con la modernità.