Storicamente. Laboratorio di storia

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Carol J. King, “Ancient Macedonia”

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Carol J. King, “Ancient Macedonia”, New York NY, Routledge, 2017, 307 pp.

Quando ci si accosta al mondo ellenistico, o prima ancora alla figura di Alessandro, si tende spesso a mettere in luce lo spirito ‘sincretistico’ che avrebbe guidato le scelte politiche e le modalità di rappresentazione del potere da parte dei protagonisti di questo periodo. Una realtà questa, dunque, sospesa tra tradizione greco-macedone e mondo orientale, dove il figlio di Filippo e i Diadochi si sarebbero mossi con grande cautela e tattica politica, presentandosi, a seconda delle esigenze e dell’audience di riferimento, ora come re orientali o, viceversa, come Basileis macedoni. Il modello della monarchia Bicephale, per riprendere una definizione di W. Peremans circa il doppio modello di monarchia messo in atto dai Tolemei [Les Lagides, les élites indigènes et la monarchie bicéphale, in E. Lévy (éd.), Le système palatial en Orient, en Grèce et à Rome, Leiden 1987, p. 336], ha portato la dottrina a interrogarsi sulla centralità e il peso del background macedone nella costruzione dei regni ellenistici. Se negli ultimi trent’anni la dottrina si è concentrata gradualmente sugli aspetti più propriamente epicori dei regni ellenistici, privilegiandone la matrice orientale ed evidenziandone la preminenza nello sviluppo e nell’evoluzione della Basileia ellenistica, le più recenti linee di ricerca in questo ambito si sono addirittura orientate verso una ‘demacedonizzazione’ della kingship di età ellenistica – per usare un’espressione che mutuo da un recente contributo di F. Muccioli [Transferts culturali e cultuali nell’oriente ellenistico: a proposito di alcuni recenti modelli interpretativi, «Sileno» 43 (2017), p. 127].

La componente macedone dei regni ellenistici resta, tuttavia, innegabile e palmare presso tutte le dinastie venutesi a creare dallo smembramento del dominio di Alessandro, basti pensare all’onomastica dei dinasti, prevalentemente macedone. Il lavoro di Carol J. King si pone nel solco della tradizione degli studi sul mondo macedone che ha avuto grande impulso nell’ultimo scorcio dello scorso secolo e, in particolare, tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta. Tra i nomi che hanno influenzato il lavoro di King come non citare M. B. Hatzopoulos, F. W. Walbank, R. M. Errington o I. Worthington, la cui autorità in materia di storia politica e istituzionale macedone è ben ravvisabile nelle pagine dell’opera ma non è seguita in maniera pedissequa: l’autrice, infatti, accoglie le tesi altrui o, di converso, si discosta da quelli che sono i pareri predominanti nella dottrina quando non si trova d’accordo, illustrando le sue soluzioni attraverso un modus operandi che fa dell’approccio multidisciplinare la sua cifra distintiva. Fonti letterarie antiche e bibliografia moderna sono sapientemente accostate non solo alle testimonianze epigrafiche ma largo spazio è dedicato anche all’archeologia e alla numismatica. Il capitolo quinto, Macedonian Military (pp. 107-130), risente in modo particolare di questa impostazione: nel ripercorrere le linee evolutive della genesi di quello che fu uno dei punti di forza dell’istituto macedone, King inanella una serie di dati di matrice diversa che, doverosamente contestualizzati, restituiscono una visione quanto più ampia e particolareggiata del caso di studio in questione. Di tutte le fonti viene dato conto in una sezione apposita alla fine di ogni singolo capitolo e le molte immagini, che costellano i vari capitoli, contribuiscono a rendere la lettura più intelligibile, fornendo un raffronto visivo con quanto viene prospettato nel corpo del testo.

Nei dieci capitoli di cui consta la monografia si ripercorrono le varie fasi della storia macedone; dopo un’introduzione dal taglio geografico-antropologico, seguono la sezione dedicata ai primi Argeadi (capitoli 2 e 3), a Filippo II (capitoli 4 e 5) e ad Alessandro Magno (capitoli 6 e7), infine la storia ellenistica è oggetto di trattazione negli ultimi tre capitoli. Nell’opera si dà risalto non solo ai fatti e ai protagonisti, ma ampio spazio è dedicato anche agli aspetti istituzionali e finanche geografici, in sintonia non solo con l’aspirazione dell’autrice a tratteggiare un quadro onnicomprensivo della materia ma, anche, con l’intento di rintracciare le cause che portarono il ferino e pragmatico ‘popolo delle montagne’, i Makedones, a insinuarsi, prima, nelle vicende della Grecia e a sopraffarne, poi, l’inscalfibile libertà e l’autonomia. Condizioni imprescindibili queste non solo per lo sviluppo della civiltà greca, nei confronti della quale i sovrani macedoni avevano provato sin da sempre un sentimento di attrazione e al contempo di netta inferiorità che li aveva portati, dalle prime battute, a cercare di farne parte ricorrendo a ogni espediente, anche all’ostentazione di poco probabili origini argive. Scorrendo le pagine di questo volume guarderemo alla storia della Grecia propriamente detta da una prospettiva diversa e periferica, riuscendo a cogliere dinamiche non sempre così immediate dall’angolazione più canonica e diffusa, quella della polis greca.