Storicamente. Laboratorio di storia

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Rolf Grosse e Michel Sot (eds.), “Charlemagne: les temps, les espaces, les hommes”

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Rolf Grosse e Michel Sot (eds.), “Charlemagne: les temps, les espaces, les hommes. Construction et déconstruction d’un règne”, Turnhout, Brepols, 2018 (= Haut Moyen Âge, 34), 605 pp.

Il volume consiste negli atti del convegno che si è tenuto all’Institut historique allemand di Parigi nel 2014 in occasione del 1200° anno dalla morte di Carlo Magno. Come indicato dagli stessi curatori, l’anniversario non ha voluto essere tanto l’occasione per commemorare quello che è stato considerato da troppi un “padre dell’Europa” quanto il pretesto per aprire un tavolo di lavoro multidisciplinare sul periodo a cavallo tra i secoli VIII e IX. Quest’arco cronologico è stato per certi versi trascurato dalla storiografia più recente, che negli ultimi anni, se si esclude l’ambito italiano, si è concentrata soprattutto sulle vicende del pieno secolo IX, rivolgendo un’attenzione particolare alla fine dell’impero carolingio. Molti dei contributi presenti in questo volume riprendono alcuni degli strumenti teorici e metodologici messi in campo per il periodo successivo e finora solo limitatamente applicati al regno di Carlo Magno. Ciò ha quindi permesso di riconsiderare fonti già ampiamente note – testi storiografici e agiografici, raccolte di capitolari, di prediche o di indicazioni per il clero, monete, manoscritti attribuiti alla cosiddetta scuola palatina, edifici religiosi e palatia - sotto prospettive differenti, che hanno portato sia a rivedere alcune posizioni finora date per scontate sia a valorizzare aspetti nuovi, e non sempre marginali, relativi a questo periodo. Tra questi i più rilevanti sono probabilmente quelli relativi al rapporto tra vertici politici e base sociale, al centro dei contributi di Van Rhijn e West, e quelli riguardanti la comunicazione tra centro e periferie, analizzata da Stoffella e Bührer-Thierry.

Sono due gli approcci che anche in questo volume si rivelano più ricchi di ricadute per la ricerca storica sul periodo carolingio. In primo luogo, il ritorno ai manoscritti, che ha permesso di gettare una nuova luce sull’effettiva diffusione della correctio carolina sia tra gli ufficiali laici sia tra le gerarchie ecclesiastiche. In secondo luogo, la network theory, che ha consentito di rileggere l’organizzazione del potere, e più in generale le relazioni e gli scambi, attraverso un approccio meno gerarchizzato e più orizzontale. A questo proposito, Nees ragiona sui limiti imposti dal concetto di “scuola” per l’analisi della circolazione delle maestranze artistiche offrendo un contributo teorico che va ben oltre l'ambito degli studi storico-artistici e dimostra più in generale le possibilità offerte da questo approccio.

La prima sezione del libro si interroga sulle modalità con cui le idee di riforma promosse dall’entourage di Carlo Magno vennero concretamente diffuse nel quadro del regno. I contributi qui presenti rivolgono un’attenzione privilegiata ai manoscritti per comprendere come questi furono utilizzati per trasmettere i principi e le pratiche della correctio. Un ruolo fondamentale ebbero i testi normativi e in primo luogo i capitolari, che sono al centro dell’analisi di Depreux. Questo ipotizza una prima diffusione delle leggi in rotuli e individua in alcune delle collezioni di capitolari, tramandate invece in codices, gli strumenti effettivamente utilizzati dagli agenti del potere per applicare le leggi. I capitolari non erano comunque gli unici testi a diffondere le idee della riforma. Diesenberger si occupa delle raccolte di sermoni diffuse in Baviera nel circuito di Arno di Salisburgo e individua in esse delle vere e proprie linee guida a uso dei missi. Uno dei contributi più originali del volume è quello di Van Rhijn, che si interroga sull’effettiva penetrazione degli ideali di riforma ai livelli più bassi della società franca. Prendendo in esame alcuni manoscritti di origine episcopale e contenenti istruzioni, questionari e testi didattici a uso del clero secolare, l’a. ipotizza la conoscenza di questi principi sino ai livelli più bassi della gerarchia ecclesiastica.

La seconda sezione si concentra invece sugli spazi e i luoghi del potere avvalendosi ampiamente del contributo di archeologia e storia dell’arte. Gai prende in esame la struttura dei palazzi regi individuando due modelli: uno, quello di Aquisgrana e Ingelheim, caratterizzato dal richiamo alla tardoantichità; l’altro, quello di Paderborn e Francoforte, connesso invece alla tradizione della halle nordeuropea. L’esame di alcuni manoscritti connessi alla cosiddetta scuola palatina, tra cui l’Evangelario di Godescaldo, porta poi McKitterick a individuare una tendenza performativa nella liturgia franca, tesa a organizzare lo spazio simbolico e sacro sulla base di quello della città di Roma.

La terza parte del volume analizza alcuni degli strumenti – l’estensione del giuramento di fedeltà nel contributo di Becher, i concili in quello di Scholz – utilizzati dal potere per uniformare un regno internamente differenziato quale quello franco. La sezione si interroga anche sull’esistenza di eventuali resistenze a questa tendenza unificatrice e di controllo, ma nei case studies presi in esame da West e Pezé – il capitolare di Le Mans per il primo, la controversia adozionista per il secondo – la critica delle fonti ha condotto gli autori a decostruire le tradizionali interpretazioni della storiografia e di conseguenza a ridimensionare la stessa idea di resistenza alla riforma carolingia.

La quarta sezione si occupa di Bisanzio e delle periferie del regno franco, che si attestano quali interessanti laboratori per la penetrazione del potere carolingio in aree di recente conquista. A questo proposito, sia il contributo di Bührer-Thierry sia quello di Stoffella rilevano la responsabilità delle élite locali, che facilitarono l’inquadramento di aree periferiche quali la Sassonia e la Toscana.

La quinta sezione ha come obiettivo quello di ripensare alcune questioni problematiche utilizzando il paradigma del network in ambito storico e storico-artistico. Devroey e Schroeder rileggono il sistema dei palazzi regi e della corte itinerante individuando una doppia logica: da un lato quella dei palazzi invernali, che ha a che fare con la disponibilità di risorse economiche, dall’altro quella guidata da ragioni politiche e strategiche, che porta Carlo Magno ad allontanarsi dalle aree centrali del regno. I contributi di Booker e Coupland si occupano invece del ruolo dell’onomastica e della circolazione monetaria nella comunicazione e nell’affermazione dell’autorità politica carolingia. Booker si interroga in particolare sulle ragioni che hanno portato al cambiamento del nome del figlio di Carlo Magno, Carlomanno-Pipino, inquadrandolo nella trasmissione del potere interna alla famiglia dei Carolingi e nei rapporti tra questa e la Chiesa romana.

Accanto ad alcuni saggi tesi a individuare o a ridimensionare le novità sviluppate in ambito artistico, l’ultima sezione del volume contiene due contributi interessanti sulla rappresentazione di Carlo Magno nel secolo IX. La storiografia ha da tempo rilevato come l’immagine di questo sovrano sia stata fortemente condizionata dalle narrazioni composte durante il regno di Ludovico il Pio. Tuttavia, rimane ancora necessario lavorare su queste fonti per decostruire alcuni pregiudizi infondati e ancora ampiamente diffusi. De Jong prende in esame la Vita Karoli di Eginardo e la Vita Hludovici dell’Astronomo, che esprimono pareri discordanti sulla presenza delle figlie di Carlo Magno a corte. Questi due testi furono concepiti nel medesimo ambiente di corte ed esprimono pertanto non due pareri opposti sulla condotta del re franco ma due punti di vista nel quadro del dibattito sull’ordine del palazzo apertosi durante il regno di Ludovico il Pio. Pollard si occupa invece della recezione della Visio Wettini, un testo composto nella prima metà del IX secolo che colloca Carlo Magno nell’aldilà a espiare i suoi peccati di voluttà. Questo aspetto, su cui la storiografia si è soffermata tanto da vedere nella Visio un vero e proprio manifesto contro il re franco, sembra invece essere stato tutto sommato marginale per i suoi lettori (e forse anche per lo stesso autore).

Sommario

Rolf Grosse, Michel Sot, Avant-Propos

Rolf Grosse, Les cendres de Charlemagne

Première partie: Penser et organiser le pouvoir

Philippe Depreux, Charlemagne et les capitulaires: formation et réception d’un corpus normatif

Carine Van Rhijn, Charlemagne’s correctio: a Local Perspective

Karl Ubl, Die Recapitulatio solidorum aus der Zeit Karls des Grossen. Studie und Edition

Maximilian Diesenberger, Karl der Grosse und die Predigt

Sumi Shimahara, Charlemagne, premier souverain chrétien commanditaire d’exégèse biblique?

Deuxième partie: Représenter le pouvoir

Sylvie Balcon-Berry, Les personnalités religieuses proches de Charlemagne à l’origine de la réalisation de complexes monumentaux: les exemples d’Autun et Reims

Sveva Gai, La construction des palais royaux à l’époque de Charlemagne: introduction de modèles de l’antiquité dans une architecture d’origine germanique

Rosamond McKitterick, Charlemagne, Rome, and the Management of Sacred Space

Troisième partie: Uniformisation et résistances

Matthias Becher, Omnes iurent! Karl der Grosse und der allgemeine Treueid

Warren Pezé, Un faussaire à la cour: Hérésie et falsification pendant la controverse adoptianiste

Charles West, Carolingian kingship and the peasants of Le Mans: the Capitulum in cenomannico pago datum

François Bougard, Le peseur du monde: l’orbicule de la royauté, de Charlemagne à Saint Louis

Sebastian Scholz, Normierung durch Konzile. Die Reformsynoden von 813 und das Problem der Überschneidung von geistlicher und weltlicher Sphäre

Quatrième partie: À l’Est et au Sud: modàles, emulation, innovation

Rudolf Schieffer, Karl der Grosse und das Kaiserreich der Griechen

Gian Petro Brogiolo, L’architecture en Italie du Nord entre Lombards et Carolingiens

Marco Stoffella, In a Periphery of the Empire: Tuscany between the Lombards and Carolingians

Geneviève Bührer-Thierry, À l’Est du Rhin: construction et gestion des espaces périphériques

Cinquième partie: Communications et réseaux

Jean-Pierre Devroey, Nicolas Schroeder, Mettre l’Empire en réseau: Approvisionner et manger à la table de Charlemagne

Florian Hartmann, «A Textual Community»? Zur Lukrezrezeption karolingischer Gelehrter

Lawrence Nees, Networks or Schools? Production of illuminated manuscripts and ivories during the reign of Charlemagne

Courtney M. Booker, By Any Other Name? Charlemagne, Nomenclature, and Performativity

Simon Coupland, Charlemagne and his Coinage

Sixième partie: Anticipations et héritages

Jean-Pierre Caillet, Aux origines de l’architecture monastique du règne de Charlemagne: les éventuels antécédents du cloître à galeries

Charlotte Denoël, La Parole révélée: essai sur la symbolique visuelle du livre dans les livres d’Évangiles de l’époque de Charlemagne

Anne-Orange Poilpré, Représenter la vie du Christ sous le règne de Charlemagne

Richard Matthew Pollard, Charlemagne’s Posthumous Reputation and the Visio Wettini, 825-1851

Mayke de Jong, Einhard, the astronomer, and Charlemagne’s Daughters

Michel Sot, Conclusions: Charlemagne: les temps, les espaces et les hommes. Construction et déconstruction d’un régne